La malattia di Peyronie è una forma particolare della fibrosi del pene quando questa si sviluppa in aree ristrette (focalizzate) del connettivo intracavernoso o, più frequentemente, della tonaca albuginea di rivestimento dei corpi cavernosi.
La malattia di Peyronie può essere monofocalizzata, con una singola formazione che costituisce una placca di connettivo fibroso ad estensione e spessore variabile.
La malattia di Peyronie può essere multifocalizzata (più rara) anche ad aree confluenti nel tempo, quindi con la formazione di plurime placche di connettivo fibrosi ad estensione e spessore variabile, ma anche con formazione di singoli noduli.
La conseguenza della presenza di queste placche o noduli è la costituzione di un zona inestensibile che porta alla costituzione di punti di curvatura del pene dapprima solo in erezione e poi anche in flaccidità.
Le ragioni della malattia di Peyronie sono molteplici e spesso concorrenti tra loro, analoghe a quelle della fibrosi del pene, per quanto con maggiore prevalenza degli eventi traumatici o degli squilibri immunitari.
I segnali della malattia di Peyronie sono dati principalmente
dalla curvatura del pene, centrata sulla placca o sul nodulo, e progressivamente anche con vere e proprie deformazioni della forma del pene con riduzione della lunghezza
dalla comparsa di dolore prima puntiforme e poi sempre più esteso.
La sintomatologia nelle prime fasi, ma anche per molto tempo, si osserva solo in erezione e successivamente anche in flaccidità.
La diagnosi la effettua un andrologo o un urologo sia con l’esame obbiettivo sia con l’ecografia morfologica e doppler del pene. Definita la condizione del pene può poi essere opportuno valutare le condizioni complessive genitali e generali.
La terapia della malattia di Peyronie ha due fasi:
la fase farmacologica locale realizzata con l’iniezione nella placca di fibrinolitici (pentossifillina; trental) e calcio-antagonisti (verapamil); esiste la possibilità di impiegare una collagenasi purificata (xiapex) ma che al momento non è disponibile in Europa; in tale fase può essere attivata una terapia meccanica di estensione ed una assunzione di antiossidanti di supporto (vitamina E e/o resveratrolo)
la fase chirurgica locale realizzata rimuovendo la placca o il nodulo e sostituendo l’area con un impianto venoso o dermico così da evitare la riduzione dimensionale; a guarigione chirurgica avvenuta può essere attivata una terapia meccanica di estensione
In entrambe le fasi la terapia della malattia di Peyronie può essere trovare utilità nel trattamento con le onde d’urto attentamente gestite, in grado di migliorare lo stato della rete vascolare e del flusso di sangue.
La precocità della individuazione dei noduli e delle placche della malattia di Peyronie, nonché della individuazione d una già esistente fibrosi del pene, è fondamentale per il successo della terapia anche solo farmaco-meccanica.
Il trascurare i segnali della fibrosi del pene e poi della malattia di Peyronie, rinviando la diagnosi e la terapia rischia solo di rendere impossibile il suo adeguato trattamento e può portare alla soluzione protesica che tuttavia oltre un certo livello diventa inapplicabile.
Per la valutazione completa della malattia di Peyronie e per la terapia è possibile rivolgersi allo studio del Prof. Dr. Carlo Rando, in viale Monza a Milano.
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